Domare il “black swan”: la nostra filiera alimentare può farcela?

Il Gulfood è una delle più grandi fiere agroalimentari del pianeta e si rivolge ai mercati del far e middle east. Si sarebbe tenuto ad aprile, ma l’emergenza del Covid19 ha costretto a optare per la chiusura. Hanno così pensato di costruire una serie di webinar per discutere del futuro dell’agroalimentare. I colleghi Cristian La Spina e Giorgio Cosentino hanno preso parte all’evento e ci restituiscono una sintesi del webinar e degli spunti di riflessione sulla filiera agroalimentare planetaria.
Il webinar si apre con il discorso di Mark Napier, direttore della fiera che si tiene annualmente a Dubai, il quale sottolinea l’importanza di garantire la continuità della catena di approvvigionamento alimentare seriamente minacciata dalla pandemia in corso.
La parola poi passa ad una rinomata scienziata dell’alimentazione: la dott.ssa Kantha Shelke, avente il ruolo di moderatrice della conferenza. L’esperta descrive brevemente la teoria del black swan, in italiano “cigno nero”, sviluppata dallo studioso libanese Nassim Nicholas Taleb. Secondo tale teoria i black swan sono degli eventi anomali, rari ed imprevedibili, che cambiano radicalmente prospettive e comportamenti e per i quali spesso l’uomo tende a dare delle spiegazioni semplicistiche. Tra questi episodi si possono citare gli attentati dell’11 settembre 2001. Anche la pandemia di Covid-19, a dire della scienziata, rappresenta un black swan dal momento che si tratta di un avvenimento imprevisto che sta colpendo indifferentemente tutti i settori e tutti i Paesi. Non è un caso infatti che i principali esportatori di grano e prodotti alimentari, come Russia, Ucraina, India, Vietnam e molti altri, prosegue Shelke, stiano fermando o ponendo forti restrizioni alle esportazioni.
Successivamente l’esperta presenta i leader del settore alimentare, provenienti da diversi livelli della supply chain, che hanno preso parte al webinar: Hani Weiss, CEO di Majid Al Futtaim Retail negli Emirati Arabi e gestore del franchising Carrefour in oltre 30 paesi, Tolga Sezer, CEO di Al Safi Danone, una delle più grandi azienda lattiero-casearie dell’Arabia Saudita, Willem Van Walt Meijer, CEO di Al Ain Farms, tra le più grandi società lattiero-casearie degli Emirati Arabi, ed infine Bhushant Gandhi, COO di Truebell, un’impresa che funge sia da importatore che da distributore in tutta la regione MENA.
Quali sono le sfide che si trova ad affrontare in questo delicato periodo?
Secondo il CEO di Al Safi Danone le sue principali preoccupazioni sono due: la sicurezza delle persone e la continuità della produzione.
Willem Van Walt Meijer, CEO di Al Ain Farms, aggiunge che un’altra difficoltà riscontrata nella sua azienda è il lavoro da casa poiché questa pratica era pressoché sconosciuta prima del lockdown. Lo smart working causa oltretutto dei problemi nel coordinare attività fortemente connesse tra loro, come produzione e logistica. Meijer inoltre afferma che ha dovuto spostare centinaia di persone in una nuova struttura per rispettare i requisiti igienici e di distanziamento.
La dott.ssa Shelke poi pone il medesimo quesito a Bhushant Gandhi, COO di Truebell, dal momento che il suo lavoro costituisce il tessuto connettivo di tutte le attività degli altri esperti.
Gandhi dice che l’attenzione, come nelle altre aziende, è rivolta soprattutto alla salute e alla sicurezza dei dipendenti. In particolare, l’approccio adottato è stato quello di organizzare gli alloggi in modo da evitare infezioni incrociate tra i reparti (picking, distribuzione e così via). Inoltre, in via precauzionale, sono state affittate delle strutture remote da destinare eventualmente alla quarantena del personale. Infine, il relatore ritiene che non tagliare gli stipendi ai lavoratori sia di fondamentale importanza per assicurare la continuità aziendale.
L’esperto Hani Weiss va ancora più in fondo alla questione e racconta nel dettaglio alcuni degli interventi attuati da Carrefour per affrontare l’emergenza. Egli afferma che in questo periodo si è assistito ad un’impennata del traffico sia online che nei negozi fisici. Questo, spiega Weiss, è dovuto al fatto che i clienti vogliono assicurarsi sufficienti scorte di cibo e di beni essenziali.
Per tutelare la salute dei dipendenti e dei consumatori sono state adottate diverse misure tra cui il distanziamento sociale, il controllo della temperatura, l’organizzazione di strutture speciali per la quarantena, l’utilizzo di pannelli in plexiglass e la disinfezione dei negozi e degli alloggi per il personale. Oltre a ciò sono stati implementati tutti i prodotti per l’igiene per l’uso nel negozio (disinfettanti, guanti, mascherine) e degli indicatori di distanza per garantire il rispetto del distanziamento sociale. L’altra preoccupazione di Weiss consisteva invece nel salvaguardare la supply chain, quindi sostanzialmente riuscire a portare i prodotti sugli scaffali e garantire la continuità nel tempo. Qui, aggiunge l’esperto, c’è stato un grande lavoro di pianificazione di stock e di condivisione di dati con i diversi partner. La terza sfida è stata infine quella di far fronte ad una domanda di ordini online senza precedenti. In questo caso si è spinto per attuare in dodici giorni un piano che richiedeva mesi per essere portato a termine.
A questo punto la dott.ssa Shelke, allacciandosi al discorso di Weiss sulle misure restrittive, chiede a Sezer e Van Walt Meijer, entrambi facenti parte dell’industria manifatturiera, come si può continuare a produrre rispettando al tempo stesso i requisiti di distanziamento sociale, redditività ed economicità.
Sezer afferma che si tratta di una sfida molto impegnativa dal momento che si tratta di un evento senza precedenti. Tuttavia, grazie alle indicazioni e alle best practices suggerite da Danone, al lavoro dei consulenti e all’esperienza maturata negli anni, il CEO crede di aver intrapreso delle misure molto importanti che finora hanno funzionato. Egli poi precisa che ogni due giorni si procede con la verifica dell’efficacia di tali interventi.
In che modo la pandemia influisce sulle attività e quali sono gli effetti negativi sulla produttività e sulla qualità dei prodotti?
Meijer: “i danni sono relativamente contenuti. Ciò in gran parte si deve al lavoro di un piccolo team di sei persone che si trovava costantemente sul campo e che prendeva di volta in volta decisioni su alloggi, organizzazione, trasporto e quant’altro”.
Bhushant Gandhi: “si è proceduto con lo slittamento dei turni in due fasi in modo da evitare il sovraffollamento all’interno della struttura, ovviamente stando attenti a salvaguardare la sicurezza del personale effettuando controlli di temperatura e l’utilizzo di guanti e mascherine”.
A questo punto la moderatrice si rivolge a tutti i leader e chiede quali sono i principali cambiamenti che ognuno di loro sta sostenendo per rimanere a galla nelle rispettive attività.
Meijer sottolinea che all’interno della sua azienda si è verificato in particolar modo un grande cambiamento comportamentale e dunque nella cultura del lavoro di squadra. Le persone infatti sono state costrette a prendere decisioni e a fare l’impensabile nel giro di poco tempo. A titolo di esempio, egli ha assistito ad uno spostamento dell’ufficio vendite per circa cento persone in 24 ore. L’altro aspetto importante è il lavoro da casa che, secondo Meijer, è molto faticoso, ma comunque efficace.
Tolga Sezer invece evidenzia la situazione di incertezza che riguarda le scorte di sicurezza e nota come alcuni paesi stiano bloccando le esportazioni di materie prime. Di conseguenza contratti prima considerati sicuri con la pandemia in corso non lo sono più. Il principale problema per Tolga Sezer consiste nel garantire nutrimento sufficiente alle sue mucche.
Il webinar continua con un dibattito aperto sui possibili scenari post COVID-19 sia per quanto riguarda l’aspetto locale sia per ciò che concerne i rapporti commerciali macro-regionali e globali.
“Certamente il grande cambiamento sarà assicurare la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale sia in termini di produzione sia in termini di commercializzazione” – sostiene Hani Weiss – ponendo l’accento sull’importanza del comparto “fresh products” e la sua relativa fornitura. Recentemente, ad esempio, negli Emirati Arabi il Ministero dell’Ambiente ha lanciato un programma per supportare 6.000 piccole e medie aziende locali che producono e commercializzano i loro prodotti freschi generando un impatto ambientale minore rispetto alla media per quanto riguarda le emissioni di carbonio. Bisogna lavorare molto, a detta di Hani Weiss, anche sugli stock che ogni Paese, e quindi ogni azienda, tiene in considerazione evitando i lunghi immagazzinamenti di riserve di cibo; tanto per fare un esempio in passato uno stock di pasta confezionata veniva tenuto al massimo 15 giorni, oggi invece è buona prassi superare i 3 mesi e in molti casi si arriva anche fino a tenere invenduta la merce fino ad un anno!
Il CEO di Majid Al Futtaim Retail, inoltre sottolinea che nelle ultime settimane il commercio online ha rivestito un ruolo cruciale registrando anche un +400% e ciò potrebbe essere una grande opportunità anche per le piccole aziende per aumentare i loro guadagni attraverso l’evoluzione digitale rendendola appunto alla portata di tutti.
La moderatrice dunque si rivolge nuovamente a tutti i leader chiedendo loro quanto il proprio Governo stia facendo per migliorare l’attuale situazione e cosa soprattutto chiederebbero a chi governa i loro Paesi.
Le posizioni dei diversi relatori sono molto sintetiche e chiare: Van Walt Meijer sostiene che il Governo deve creare le giuste condizioni per uno sviluppo sostenibile delle aziende per un consumo locale; Tolga Sezer ritiene che il Governo locale debba garantire la sicurezza alimentare in collaborazione anche le multinazionali che operano localmente; Hani Weiss suggerisce di lavorare insieme ai Governi proprio durante questa situazione in quanto potrebbe essere una buona occasione per la crescita del settore privato, ma soprattutto per aiutare i piccoli produttori locali. Infatti, i governi devono tendere la mano ai loro produttori locali aiutandoli e supportandoli nella vendita dei loro prodotti a prezzi migliori.
La moderatrice chiede infine cosa cambierà successivamente alla pandemia e le opinioni comuni vertono sulle abitudini dei consumatori e soprattutto sulla nuova comunicazione. I relatori concordano sulla crescita del settore e-commerce da anche se a parere di Tolga Sezer non sarà una crescita esponenziale, ma moderata.
Ad ogni modo tutti i quattro i relatori sono del parere che il post COVID-19 sarà migliore rispetto alla precedente situazione in quanto sia produttori che consumatori faranno nuove scelte razionali nel breve futuro alimentando il positivismo tra loro stessi.
Successivamente è stato chiesto a tutti coloro che erano collegati alla webinar, di esprimere il proprio parere votando, in modo interattivo e live, alla seguente domanda:
“In quanto tempo pensi che il commercio Import / Export potrà ritornare alla normalità?”
Ecco i risultati:
1 MESE | 2 MESI | 3 MESI | 6 MESI | OLTRE 1 ANNO | MAI |
3% | 5% | 18% | 37% | 30% | 8% |
In conclusione, il webinar ha posto l’attenzione sulle future sfide che avranno indubbiamente a che fare con lo sviluppo della logistica nazionale / internazionale e la conseguente organizzazione.