Come gestire le persone negative – managing people

Chi esercita la lamentela in modo cronico esercita rilevanti conseguenze sull’organizzazione
Diverse ricerche hanno dimostrato che le lamentele croniche dei soggetti negativi hanno rilevanti conseguenze. Attraverso la ripetizione di sentimenti cattivi, tristi, impotenti, i neurotrasmettitori del cervello possono attraversare un “ricablaggio neurale” che rafforza i modelli di pensiero negativo, rendendo più facile la ripetizione di pensieri infelici e lasciando poco spazio ai sentimenti più positivi di gratitudine, apprezzamento e benessere. Un ciclo continuo di pensieri negativi può anche causare danni all’ippocampo, la parte del cervello utilizzata per la risoluzione dei problemi e il funzionamento cognitivo. Col tempo i negativi diventano dipendenti dalla negatività stessa, venendo attratti da tutto ciò che è negativo e mostrando un’attitudine e una propensione al lamento.
Sono anche inclini al pensiero in bianco e nero. Il compromesso non è parte dell’equazione. Non c’è da stupirsi che i lamentosi cronici come Peter hanno maggiori probabilità di vedere problemi invece di soluzioni, il che rende molto difficile lavorare con loro. Data la loro negatività, è difficile per loro prendere decisioni e risolvere problemi. Ironia della sorte, lamentarsi delle cose crea più cose per cui lamentarsi.
I negativi cronici hanno anche un effetto dannoso su coloro che li circondano. Quando le persone pensano e reagiscono in modo negativo e pessimistico, senza rendersene conto, trasferiscono questi sentimenti sugli altri in un processo che gli psicologi chiamano “identificazione proiettiva”. È come se usassero le altre persone come una sorta di bidone della spazzatura in cui gettare la loro negatività, facendoli sentire appesantiti ed esausti.
Ecco un’interessante articolo della Harvard Business Review che affronta il tema della gestione delle persone negative.
Traduzione a cura di CentoCinquanta